martedì 5 novembre 2019

Avverso il verbale negativo di revisione sanitaria è possibile proporre ricorso giudiziario nei termini di legge e non è richiesta una nuova domanda (Cassazione, sentenza n° 28445/2019)


Circa un mese fa avevo postato un mio articolo (LINK), relativo ad una contestatissima eccezione processuale frequentemente sollevata dall'INPS nei giudizi di ATPO avverso i verbali negativi di revisione sanitaria.

In particolare, secondo l'INPS, sulla base di un “consolidato” orientamento giurisprudenziale, quando un cittadino intenda ottenere il ripristino di una prestazione assistenziale precedentemente REVOCATA, questi è tenuto presentare una nuova domanda amministrativa, essendo preclusa l’impugnativa in sede giudiziale del relativo provvedimento.

Nel post avevo evidenziato la ovvietà di quanto stabilito dalla Cassazione sottolineando, però, che IL VERBALE NEGATIVO DI REVISIONE SANITARIA NON EQUIVALE CERTAMENTE AL PROVVEDIMENTO DI REVOCA DELLA PRESTAZIONE GODUTA e che la revoca stessa, che deve essere preceduta per legge da un provvedimento di sospensione, teoricamente sarebbe potuta intervenire solo in caso di mancata proposizione del ricorso per ATPO nei sei mesi o in caso di ATPO negativo.

Fortunatamente a distanza di pochi giorni è intervenuta la Cassazione che, in un giudizio patrocinato dall'amico e collega avv. Stefano Pannone, pur rigettando il ricorso per un mero vizio formale, non fa altro che formalizzare la mia ricostruzione logico/giuridica.

Andando a esaminare, infatti, i punti da 18 a 20 della parte motiva della "illuminante" Sentenza n° 28445/2019 depositata il 05/11/2019, si legge:



18. Inoltre, poiché l'art. 20, comma 2, d.l. n. 78 del 2009 ha richiamato il disposto dell'art. 5, comma 5, d.P.R. n. 698 del 1994, la revoca è preceduta dalla sospensione cautelativa della prestazione, che viene comunicata entro trenta giorni all'interessato.



19. DUNQUE, NULLA VIETA ALL'INTERESSATO, CHE RITENGA INFONDATA L'AZIONE AMMINISTRATIVA DI VERIFICA DEI PRESUPPOSTI PER IL MANTENIMENTO DELL'EROGAZIONE DEL TRATTAMENTO, DI TUTELARE GIÀ IN SEDE DI SOSPENSIONE IL DIRITTO ALLA PRESTAZIONE (L'EROGAZIONE È APPUNTO SOLO SOSPESA E IL DIRITTO NON È ANCORA ESTINTO), MEDIANTE TEMPESTIVA AZIONE GIUDIZIARIA che si giustifica quanto ad interesse ad agire per l'indubbia attualità della lesione patrimoniale che deriverebbe dalla illegittimità della misura cautelativa e che non richiede alcuna nuova domanda amministrativa, essendo la sospensione prevista espressamente dalla legge (vd. Cass. n. 6590 del 2014 cit. ed i richiami ivi effettuati).

20. VICEVERSA, OVE LA REVOCA SIA STATA DEFINITIVAMENTE ADOTTATA, con il consequenziale definitivo effetto estintivo, L'INTERESSATO DEVE PRESENTARE UNA NUOVA DOMANDA e ciò può avvenire anche il giorno successivo a quello in cui la revoca viene formalizzata e comunicata.



E anche in questo caso, non ci resta che dire.... "et fuit lux!!!"



Carmine Buonomo

lunedì 4 novembre 2019

Fatturazione e pagamento dei compensi da parte dell'INPS soccombente in giudizio

Da anni si è sempre posto il problema se, in caso di pagamento degli onorari effettuati dall'INPS, la relativa fattura andasse intestata all'Istituto soccombente in giudizio o, viceversa, al cliente sottoscrittore del mandato.
Sul punto, mentre l'INPS non ha mai preso una posizione precisa, l'Agenzia delle Entrate, con propri atti interni, aveva velatamente affermato l'obbligo di fatturazione esclusivamente nei confronti del cliente.
Tuttavia l'assenza di una normativa chiara ed univoca ha continuato ad ingenerale grossi dubbi su chi fosse effettivamente il destinatario della fattura.
Finalmente l'INPS ha deciso di prendere posizione espressa, anche in considerazione delle difficoltà operative derivanti dall'adozione della fattura elettronica.
Con pec ricevuta in data odierna con cui l'INPS mi ha comunicato il pagamento di alcuni compensi di giudizio, si legge: "FATTURAZIONE E PAGAMENTO DEI COMPENSI: NON È RICHIESTA L’EMISSIONE DI ALCUNA FATTURA ELETTRONICA PER LE SPESE DI LITE NEI CONFRONTI DELL’INPS, BENSÌ, ESCLUSIVAMENTE NEI CONFRONTI DEL RICORRENTE CHE LE HA CONFERITO IL MANDATO".
Et lux fuit!!!!

Carmine Buonomo

lunedì 28 ottobre 2019

Indennità di accompagnamento: più facile il ricorso in Tribunale (Messaggio INPS n° 3883/2019)


L'Inps si adegua all'orientamento della giurisprudenza della Cassazione.
Il certificato medico introduttivo negativo, attestante la mancata sussistenza delle condizioni per l'erogazione dell'indennità di accompagnamento, non pregiudica la presentazione dell'azione giudiziaria.

L’INPS, con il messaggio 25 ottobre 2019, n. 3883, fornisce ulteriori elementi utili alla difesa in giudizio e alla liquidazione della prestazione economica per invalidità civile, cecità civile e sordità civile.

Queste ultime istruzioni integrano i precedenti messaggi del 16 luglio 2015, n. 4818 e 8 marzo 2019, n. 968.

L’Istituto chiarisce che il requisito di proponibilità della domanda giudiziale di accertamento delle condizioni sanitarie per ottenere l’indennità di accompagnamento deve considerarsi soddisfatto dalla semplice presentazione della domanda di invalidità civile con allegata la certificazione medica che attesti la natura delle infermità invalidanti.

Pertanto, il funzionario difensore dell’Istituto, nel caso in cui il certificato medico introduttivo sia carente del segno di spunta sulla qualificazione sanitaria “persona impossibilitata a deambulare senza l’aiuto permanente di un accompagnatore” ovvero “persona che necessita di assistenza continua non essendo in grado di compiere gli atti quotidiani della vita”, o nel caso in cui il segno di spunta sia negativo, avrà cura di non sollevare l’eccezione di improponibilità per carenza di domanda amministrativa né di formulare dissenso avverso la perizia definitiva del C.T.U.




venerdì 25 ottobre 2019

Patologia apparato cardiaco: classe NYHA e Frazione di Eiezione



Ritenendo di fare cosa gradita, posto un interessante schema in cui, ai fini della quantificazione dell'invalidità civile,  si rapportano le 4 classi N.Y.H.A. (New York Heart Association) alla F.E. (Frazione di Eiezione). 

La Classificazione NYHA è stata pubblicata per la prima volta nel 1964 per suddividere in categorie i pazienti con insufficienza cardiaca. 
Nella I classe NYHA rientrano i soggetti che non hanno alcuna limitazione dell’attività fisica e le attività fisiche ordinarie non causano sintomi quali dispnea, palpitazioni od eccessivo affaticamento. 
Nella II classe NYHA sono inseriti i soggetti che accusano una lieve limitazione dell’attività fisica. Stanno bene a riposo, ma presentano sintomi durante le attività fisiche ordinarie.  
Alla III classe NYHA afferiscono i soggetti che presentano una marcata limitazione dell’attività fisica. Continuano a star bene a riposo ma le attività fisiche inferiori all’ordinario causano sintomi. 
Nella IV classe NYHA sono infine raccolti tutti quei soggetti i quali si trovano nella incapacità di eseguire qualsiasi attività fisica, anche minima, senza sintomi o li presentano addirittura a riposo.

Come probabilmente saprete, il D.M. 1992 attribuisce i seguenti punteggi di invalidità a seconda delle diverse classi NYHA:

6441 - Miocardiopatie o valvulopatie con insufficienza cardiaca lieve (I classe NYHA): 21-30%

6442 - Miocardiopatie o valvulopatie con insufficienza cardiaca moderata (II classe NYHA): 41-50%

6443 - Miocardiopatie o valvulopatie con insufficienza cardiaca grave (III classe NYHA): 71-80%

6444 - Miocardiopatie o valvulopatie con insufficienza cardiaca gravissima (IV classe NYHA): 100%

6445 - Coronaropatia lieve (I classe NYHA): 11-20%

6446 - Coronaropatia moderata (II classe NYHA): 41-50%

6447 - Coronaropatia grave (III classe NYHA): 71-80%

6448 - Coronaropatia gravissima (IV classe NYHA): 100%

La Frazione di Eiezione (F.E.), invece, viene a rappresentare uno dei principali parametri di funzione meccanica di pompa cardiaca, il cui valore progressivamente decrescente dovrebbe configurare una compromissione via via crescente della funzione cardiaca e pertanto rappresentare un parametro di gravità del danno cardiaco di tipo meccanico.

giovedì 17 ottobre 2019

Per la terza volta consecutiva in pochi mesi la Cassazione torna ad esprimersi sulla irrilevanza della questione "spunte" per l'accompagnamento (Cass. ord. 25804/2019)


Dopo la Sentenza n° 14412/2019 e l'Ordinanza 19724/2019, a distanza di poco meno di tre mesi dall'ultimo provvedimento, la Cassazione con Ordinanza n° 25804 del 14/10/2019 torna ad esprimersi suilla questione "spunte" e sulla relativa irrilevanza ai fini del riconoscimento dell'indennità di accompanamento.

Come già stabilito nei precedenti provvedimenti, non è necessaria la formalistica compilazione dei moduli predisposti dall'Inps o l'uso di formule sacramentali al fine di integrare il requisito della necessaria presentazione della domanda, essendo sufficiente che la domanda consenta di individuare la prestazione richiesta affinché la procedura anche amministrativa si svolga regolarmente.

Ringrazio l'amica e collega avv. Maria Paola Monti, admin della pagina Facebook "Previdenzialisti Romani" per la gentile segnalazione. 

Carmine Buonomo