Per l’applicazione corretta dell’art. 152 disp. att. c.p.c. in tema di esonero dalle spese di lite per l’ipotesi di decisione negativa, si applica la maggiorazione pari ad € 2.064,00 (€ 1.032,00 x 2) per ogni familiare convivente con chi proponga giudizio per il riconoscimento dei benefici previdenziali e/o assistenziali.
E’ la conclusione cui è giunta la Sezione VI civile della Corte di Cassazione con Ordinanza n° 22345 del 03/11/2016.
In ogni caso il medesimo orientamento giurisprudenziale era stato già condiviso dalla Corte di Appello di Roma (Sentenza n° 4012 del 21/07/2016), che ha riformato - sullo specifico punto delle spese di lite e di CTU - la pronuncia del Tribunale che aveva ritenuto l’elevazione applicabile ai soli giudizi penali.
Per giungere a siffatta conclusione il Collegio ha verificato il portato letterale della norma di cui si discute, articoli 76, commi da 1 a 3, e 77 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115 che fanno specifico e diretto riferimento ai limiti di reddito stabiliti per l’accesso al patrocinio a spese dello Stato, come tale applicabile anche ai procedimenti civili.
Ne consegue, nel ragionamento della Corte, che la stessa norma dovrà trovare applicazione necessariamente anche alle modalità di calcolo del reddito rilevante dalla stessa stabilite, inclusa la considerazione del reddito dei familiari conviventi.
Certamente si tratta di affermazione importante e di un passo avanti per la miglior tutela di invalidi e disabili, non abbienti, anche se la sentenza in concreto non arriva a determinare le effettive modalità di calcolo della soglia reddituale rilevante.
Ringrazio i colleghi dello Studio Legale Assennato e Associati di Roma per la battaglia vinta e per la diffusione dell'importantissima notizia.
E’ la conclusione cui è giunta la Sezione VI civile della Corte di Cassazione con Ordinanza n° 22345 del 03/11/2016.
In ogni caso il medesimo orientamento giurisprudenziale era stato già condiviso dalla Corte di Appello di Roma (Sentenza n° 4012 del 21/07/2016), che ha riformato - sullo specifico punto delle spese di lite e di CTU - la pronuncia del Tribunale che aveva ritenuto l’elevazione applicabile ai soli giudizi penali.
Per giungere a siffatta conclusione il Collegio ha verificato il portato letterale della norma di cui si discute, articoli 76, commi da 1 a 3, e 77 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115 che fanno specifico e diretto riferimento ai limiti di reddito stabiliti per l’accesso al patrocinio a spese dello Stato, come tale applicabile anche ai procedimenti civili.
Ne consegue, nel ragionamento della Corte, che la stessa norma dovrà trovare applicazione necessariamente anche alle modalità di calcolo del reddito rilevante dalla stessa stabilite, inclusa la considerazione del reddito dei familiari conviventi.
Certamente si tratta di affermazione importante e di un passo avanti per la miglior tutela di invalidi e disabili, non abbienti, anche se la sentenza in concreto non arriva a determinare le effettive modalità di calcolo della soglia reddituale rilevante.
Ringrazio i colleghi dello Studio Legale Assennato e Associati di Roma per la battaglia vinta e per la diffusione dell'importantissima notizia.
A seguire i provvedimenti liberamente scaricabili in PDF