giovedì 16 luglio 2015

Pensioni, il decreto rimborsi è legge. Testo e quote da agosto



Fonte: LeggiOggi.it

Il decreto pensioni è legge. Il Senato della Repubblica ha approvato ieri nel tardo pomeriggio il testo che sblocca i rimborsi per i pensionati privati della rivalutazione negli anni scorsi.

Il provvedimento è stato approvato senza modifiche, dunque il decreto è arrivato alla conversione definitiva in legge nei tempi previsti. La scadenza del testo pubblicato in Gazzetta ufficiale sarebbe ricorsa il prossimo lunedì 20 luglio.

Niente da fare, dunque, per chi auspicava l’introduzione di un articolo ad hoc per i Quota 96, come aveva richiesto, forse fuori tempo massimo, il gruppo a palazzo Madama del MoVimento 5 Stelle.

Dunque, il primo agosto, ormai vicinissimo, potranno definitivamente essere erogate le quote una tantum annunciate dal governo, per un totale di 2,18 miliardi messi sul piatto al fine di restituire il dovuto ai pensionati.

Il provvedimento si è reso necessario a seguito della sentenza storica della Corte costituzionale, che ha bocciato il decreto salva Italia nella parte in cui bloccava le indicizzazioni per le pensioni pari almeno a tre volte il minimo.

Il ricorso, accolto dai giudici delle leggi, ha messo il governo con le spalle al muro, obbligandolo a correre frettolosamente ai ripari, seppure in misura minima rispetto al mancato introito per i pensionati, stimati in oltre 15 miliardi di euro.

Così, tra due settimane esatte milioni di iscritti alla gestione previdenziale si vedranno recapitare in busta paga la prima quota di rimborso, che ammonterà in media a 500 euro.

Quindi, nei mesi a venire, verrà progressivamente ristabilita nelle mensilità la quota di indicizzazione precedentemente sospesa, che tornerà a pieno regime dal 2016.


Secondo gli studi dell’Ufficio parlamentare di Bilancio, ai pensionati tornerà in tasca appena il 12% di quanto è stato loro negato a partire dal 2012, anno di entrata in vigore della riforma Fornero che tanti problemi ha suscitato nel welfare. Eppure, la fetta di pensionati che percepisce una pensione tra 3 e 4 volte il minimo, sarà equivalente a circa la metà dei destinatari del “bonus Poletti”, che in realtà non è altro che la parziale restituzione di denaro versato legittimamente dai contribuenti.


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