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giovedì 24 settembre 2020

Riconoscimento del c.d. “incremento al milione” agli inabili civili, sordi o ciechi assoluti nonchè inabili ex L. 222/84 (Circolare INPS n° 107 del 23/09/2020)


La
sentenza della Corte Costituzionale n. 152 del 23 giugno 2020 ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 38, comma 4, della legge 28 dicembre 2001, n. 448, nella parte in cui, con riferimento agli invalidi civili totali, dispone che l’incremento sia concesso “ai soggetti di età pari o superiore a sessanta anni”e non anche “ai soggetti di età superiore a diciotto anni”.

La citata norma infatti riconosceva un incremento del trattamento pensionistico fino ad € 516,46 al mese per tredici mensilità (c.d. “incremento al milione”) ai titolari di pensione di inabilità (invalidi civili totali, ciechi civili assoluti e sordi) o di pensione di inabilità di cui alla legge n. 222/1984, non prima del compimento del sessantesimo anno di età.

Secondo la Corte Costituzionale il requisito anagrafico di sessanta anni è irragionevole e discriminatorio perché il soggetto totalmente invalido, pur se di età inferiore ai sessanta anni, si trova in una situazione che non è certo meritevole di minor tutela rispetto a quella in cui si troverebbe al compimento del sessantesimo anno di età.

In applicazione di tale pronuncia, il D.L. 14 agosto 2020, n. 104, recante “Misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell’economia”, prevede, all’articolo 15, che: “Con effetto dal 20 luglio 2020 all'articolo 38, comma 4, della legge 28 dicembre 2001, n. 448, e successive modificazioni, le parole “di età pari o superiore a sessanta anni” sono sostituite dalle seguenti: “di età superiore a diciotto anni”.

Pertanto a decorrere dal 20 luglio 2020, agli invalidi civili totali, ciechi assoluti e sordi, nonchè titolari di pensione di inabilità ex L.222/84 è riconosciuta d’ufficio una maggiorazione economica tale da garantire un reddito complessivo pari, per il 2020, a € 651,51 per tredici mensilità.

REQUISITI REDDITUALI:

Per avere diritto al beneficio sono necessari i seguenti requisiti reddituali (importi 2020):

a) il beneficiario non coniugato deve possedere redditi propri non superiori a € 8.469,63 (pari all’importo massimo moltiplicato per tredici mensilità);

b) il beneficiario coniugato (non effettivamente e legalmente separato) deve possedere, contemporaneamente:

  1)   redditi propri di importo non superiore a € 8.469,63;
 2) redditi cumulati con quello del coniuge di importo annuo non superiore a € 14.447,42.

Se entrambi i coniugi hanno diritto all’incremento, questo concorre al calcolo reddituale. Pertanto, nel caso in cui l’attribuzione del beneficio a uno dei due comporti il raggiungimento del limite di reddito cumulato, nulla è dovuto all’altro coniuge. Se invece il limite non viene raggiunto, l’importo dell’aumento da corrispondere a un coniuge deve tener conto del reddito cumulato comprensivo dell’aumento già riconosciuto all’altro.

mercoledì 11 dicembre 2013

Opzione Mobilita' / Assegno ordinario di invalidità (L. 222/84)


La Legge n° 451/1994 ha introdotto un eccezione alla regola dell'incompatibilità dell'indennità di mobilità con le pensioni dirette, stabilendo che i titolari di assegno di invalidità possono scegliere se riscuotere la pensione o la mobilità.
L'indennità di mobilità se dunque è totalmente incompatibile con la pensione di inabilità, è soltanto INCUMULABILE con l'assegno temporaneo di invalidità.
"In caso di opzione a favore del trattamento di mobilità, l'erogazione dell'assegno o della pensione di invalidità resta sospesa per il periodo di fruizione del predetto trattamento ovvero, in caso di sua corresponsione anticipata, per il periodo corrispondente all'ammontare della relativa anticipazione del trattamento di mobilità".
Con la Circolare n° 144/1995 l'INPS ha chiarito che l'opzione a favore dell'indennità di mobilità non determina la revoca dell'assegno, ma solo la SOSPENSIONE dello stesso per tutto il periodo nel quale è attribuita l'indennità: la titolarità dell'assegno quindi resta.
In particolare, al termine del triennio dalla data della sua decorrenza, l'interessato deve essere comunque sottoposto a visita medica di revisione, anche se nel frattempo sta beneficiando della mobilità.
L'assegno di invalidità non in pagamento potrà anche essere trasformato in pensione di vecchiaia qualora l'interessato compia l'età pensionabile.
I titolari di assegno hanno diritto, in caso di opzione dell'indennità di mobilità, all'attribuzione della contribuzione figurativa prevista per il godimento dell'indennità di mobilità; tale contribuzione potrà dare luogo alla liquidazione di un supplemento dell'assegno, qualora al termine del periodo di mobilità l'assegno sia ancora attribuito.

I lavoratori che abbiano esercitato la facoltà di opzione per l'indennità di mobilità, possono rinunciare a quest'ultima in qualsiasi momento, ripristinando il pagamento dell'assegno di invalidità.
La rinuncia, che ha valore dalla data in cui viene effettuata, è definitiva ed il lavoratore non potrà più essere ammesso a percepire la parte residua di mobilità.

Fonte: Libero Seghieri, "Diritti Sociali dalla A alla Z", ed. 2013, Ed. Lavoro e Previdenza